No-book

PREFAZIONE
di Marcello Bonazzola

Questo «non-libro» vuole essere una raccolta artigianale di opinioni, di idee e di provocazioni.
Ha l’unico intento di indurre al pensiero.
Secondi fini? Nessuno.
(Terzi o quarti magari, ma ancora in embrione, e non è detto che venga loro lasciata la possibilità di svilupparsi).
Come supplemento a «MENTE AMICA», mi fornisce anche lo spazio più adeguato (leggi: più carta) affinché io possa parlarmi addosso.
E alla mia verde età posso garantirvi che non è poco, se ci aggiungete che la cosa mi reca anche un certo divertimento.
E anche mi fa rabbia, mi abbatte e mi esalta, mi porta su e giù. Vivo però tutto ciò sempre nei limiti della mia stazza e della mia professione artigianale e mai al di fuori della mia globale incompetenza.
Ma tant’è: «Una volta le bestie parlavano: oggi scrivono».

 

Alcuni brani del libro

REFUSO TIPOGRAFICO n. 2

Non vi chiedo di diventare talmente esperti nell’uso della vostra Mente da compiacervi esclusivamente di sfide all’Impossibile;
Nè di praticare il rifiuto del Probabile perché «troppo normale».
Vi esorto soltanto alla ricerca del Probabile in ogni cosa che, a prima vista, vi appaia rivestita degli «accidenti» inaffrontabili dell’ Impossibile.
Così non vi chiedo di «amare» quelli che strisciano fra di voi ridendo delle passioni e delle azioni di altri, ma vi esorto ad aiutarli con pazienza e umiltà fino a comprenderli.

ALTERNATIVA all’AZIONE

Se mai vorrai entrare in acqua sinché non avrai imparato a nuotare;
Se mai camminerai sulla strada sinché non avrai imparato a camminare;
Se non giocherai a palla sinché non avrai imparato a giocare;
Se non salirai sulla tua bicicletta sinché non avrai imparato a pedalare;
Tanto valeva che tuo padre e tua madre avessero aspettato a metterti al mondo:
«Finché tu non avessi imparato a vivere».

UMILMENTE, DENTRO DI NOI

A nessuna persona, dotata di un normale spirito di osservazione, può sfuggire come la natura che ci circonda si regoli
secondo leggi che, in gran parte, esulano dalla comprensione della stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta Terra.
A seconda dei livelli di osservazione o di conoscenza delle persone, questa non comprensione può andare dalla legge di gravità a quella della relatività e chiaramente dà l’indicazione del grado di sensibilità verso il problema esistenziale, di ciascun individuo.
In altre parole, la ricerca del motivo per cui ognuno di noi è al mondo è direttamente proporzionale al desiderio di ciascuno di conoscere l’origine delle cose che ci circondano: esse, infatti, possono costituire un valido punto di partenza per arrivare gradualmente a trovare «la causa» della loro esistenza e, successivamente, il motivo della nostra esistenza.
Ma non vogliamo, qui affrontare il grande problema della creazione: vorremmo soltanto indicare, per chi ne sentisse
la necessità, alcuni punti di riferimento, da cui partire per analizzare poi, eventualmente, altre idee, che abbiano a che fare col discorso della creazione.
La natura, abbiamo detto, nell’avvicendarsi delle stagioni dell’anno, nel suo autonomo, costante muoversi, segue leggi e regole, che nessun uomo ha fatto e che nessun uomo può fondamentalmente modificare.
I minerali, i vegetali, gli animali e gli umanoidi soggiacciono impotenti a queste leggi e regole, dai tempi dei tempi.
Si adeguano a tali direttive che determinano cambiamenti ambientali a volte drastici e, quando questo loro adeguarsi non sia possibile, soccombono.
Così vegetali e animali, anche di grandissime dimensioni e forza, sparirono letteralmente dalla faccia della terra, ai tempi delle glaciazioni: tanto per citare un esempio, a tutti noto.
Gli unici esseri che, per qualche motivo sono sempre riusciti a sopravvivere all’ambiente fino ad oggi, sono stati i cosìddetti homines sapientes o uomini sapienti, o animali superiori, più comunemente detti Uomini.
Purtroppo il progressivo rilassamento dell’umanità ha portato l’uomo ad assumere un ruolo di subordinato nei confronti delle sue stesse elaborazioni.
Nella vita di ogni giorno l’uomo è succube delle invenzioni, che lui stesso ha originato, affinché lo servissero. è diventato schiavo delle stesse macchine e delle stesse leggi, ch’egli stesso ha organizzato per vivere meglio.
Non è chi non veda, come la grande massa ipnotizzata dagli organi di informazione strumentalizzati, abbia, da tempo, rinunciato alla fatica di analizzare le azioni che le vengono suggerite, con la propria testa.
Il concetto che esistano menti, cui sia affidato il compito di pensare, analizzare, sintetizzare, decidere, è ormai talmente entrato a far parte del modus vivendi normale, che non si fa niente ormai senza il patrocinio della famigerata «commissione di esperti».
Nostro intendimento è, pertanto, ricordare a ciascuno (chi non ne sente il bisogno, ci capisca!) che in noi esiste un potere immenso che nessuno ha il diritto e la possibilità di eliminare: il potere che ci è dato dalla nostra capacità di autodeterminarci autonomamente, secondo quelle leggi naturali, di cui nessuno di noi può attribuirsi la paternità: QUESTO POTERE è IL POTERE DELLA NOSTRA MENTE.
Innato, per tutti, uguale, si manifesta attraverso i nostri pensieri, che sono la forma sostanziale di ogni nostra azione.
Nulla esisterebbe e potrebbe essere fatto, se prima non venisse creato come idea, elaborato attraverso l’immaginazione, esasperato dal desiderio, portato fuori dall’entusiasmo e realizzato attraverso il lavoro.
Questo lavoro, frutto della nostra idea, riceve la sua qualifica dalla matrice.
È importante che ognuno di noi riesca a realizzare molto bene questo concetto. è importante, perché rendersi conto di questo, significa anche intuire se non accettare pienamente il fatto che l’uomo è l’unico essere sulla terra, che abbia in sè la legge, che gli permette di essere l’artefice del proprio destino.
Questa legge naturale trova la sua più notevole conferma nel fatto, da tutti rimarcabile, che l’uomo non è l’autore della propria vita (altri, infatti, decidono per lui), ma è, se lo desidera, l’autore della cessazione della propria esperienza terrena.
Nessun minerale, vegetale o animale, infatti, ha in sè la capacità di coscientemente autoeliminarsi; l’uomo, sì. E’ opinione comune giudicare gli uomini che si uccidono, esseri non in grado di intendere o di volere.
Noi siamo dell’avviso che nessun atto dell’uomo possa aver luogo senza la manifestazione di una pur elementare
capacità di libera scelta. Non stiamo affermando, cerchiamo di capirci bene, che l’uccidersi sia un «bene» o un «male».
Stiamo solo avanzando la nostra ipotesi (una delle tante, si capisce) che qualsiasi atto dell’homo sapiens sia frutto di una libera scelta: conscia o inconscia, attuale o fuori tempo, reale o immaginaria, lucida od obnubilata, conquistata o increata capacità, ma sempre libera.
Il sigillo, infatti, che distingue l’essere umano da qualsiasi altro essere, è l’autonomia, e una delle qualità dell’autonomia è, senza dubbio alcuno, la libertà, nella fattispecie, anche quella di sbagliare volutamente.
Questo fa sì che possiamo e dobbiamo anche attribuire all’uomo il merito o il demerito di qualsiasi azione che lo veda come protagonista.
Le cose, infatti, le circostanze, le situazioni, non hanno in sè la possibilità di autodeterminarsi.
Le cose, le circostanze, le situazioni, prevedono un loro creatore: questi è l’uomo. è l’essere umano con le sue molteplici componenti, la causa di qualsiasi avvenimento, che non rientri nelle invariabili leggi della natura.
E’ l’essere umano, anche, la causa di qualsiasi avvenimento, che, sia in contrasto o allineato con le stesse leggi.
A questo punto le qualità deteriori che vengono attribuite all’essere umano hanno ragione di esistere solo attraverso la visione di un anomalo atteggiamento mentale.
Allo stesso modo, per quanto riguarda il lavoro, appare ora evidente come non possa essere questo a qualificare una persona.
E’ il limite di amore di ogni persona verso il proprio lavoro che determina l’oppressione o la soddisfazione nel rapporto di attuazione di una idea.
Ma, come nella natura esistono differenti tipi di minerali e di animali, che la sciocca presunzione di taluni classifica come nobili e vili, così fra gli uomini che producono è la sciocca ristrettezza mentale di pochi, che tende a creare gratuite classificazioni di lavori qualificanti o no, alla luce di una deviazione, che, per carità, definiremo col nome di utilitaristica.
Ogni lavoro, giustamente inteso, nulla può togliere all’individuo, che lo effettua.
Al massimo se subito, potrà rappresentare il limite, non colpevole, di tale individuo nell’estrinsecare le sue qualità innate.
L’unica colpa, pertanto, che può essere attribuita a gran parte dell’umanità (se di colpa si può parlare, nel contesto delle norme sociali), è quella di avere smesso di realizzare le proprie naturali capacità.
Ma, quale scuola di potere, quale religione, quale dottrina istituita, ha mai permesso che una simile possibilità divenisse di pubblico dominio?
Le stesse giovani generazioni, che avvertono l’esistenza di questo scompenso fra le leggi naturali e quelle istituite, sfogano la loro insoddisfazione e disperazione, nel tentativo di modificare leggi e istituzioni, e, loro malgrado, vengono coinvolte nel limite della stessa indicazione, per cui tali leggi e istituzioni sono state elaborate; la mediocrità.
Cerchiamo allora in qualche altra direzione e, dopo aver provato dappertutto, proviamo a chiudere gli occhi e a guardare dove questi centri di massimo potere trovano la loro sede più naturale: proviamo a guardare umilmente dentro di noi.
Può essere che la soluzione balzi all’«occhio della mente», con tanta naturalezza, da farci, per un istante, paura.
Ma sarà solo per un istante.
La motivazione, che ne ricaveremo, costituirà la prima meta naturale relativa verso cui equilibratamente indirizzeremo i nostri interessi, secondo il processo inconfutabile dell’idea creativa, che elabora attraverso l’immaginazione, esaspera attraverso il desiderio, porta fuori mediante l’entusiasmo e realizza attraverso il lavoro.
Di uno, di due, di cento, di mille liberi individui …. …. all’infinito.

* * *

per acquistare il libro (€ 18,00+ spese di spedizione) richiederlo a idea@villaggioglobale.com