Riconciliarsi per vivere - copertina_01 PREFAZIONE

di Giada, Mina e Marzia Bonazzola

Marcello diceva spesso: c’è sempre un motivo per cui una persona fa una cosa piuttosto che un’altra.
E queste parole ci hanno ogni giorno aiutato ad accettare situazioni e comportamenti che, diversamente, ci avrebbero mandato in crisi.
Marcello diceva sempre: non permettete a nessuno di farvi stare male. Quante volte una cosa che ci poteva ferire, così, perdeva forza e importanza, come un tifone che, piano piano, si faceva sempre più docile.
Marcello era un uomo risolto. Non aveva bisogno di dimostrare più niente a nessuno, perché era conseguente a come si sentiva, e perché era l’esempio vivente dell’uomo che ha imparato a volersi bene e soprattutto, era talmente rispettoso della propria umanità e di quella dell’altro, che quando pensava una cosa, era per lui naturale realizzarla.
Non abbiamo mai conosciuto un’altra persona così determinata e sicura delle proprie capacità come lui.
Tant’è vero che quando dicevamo: ho capito o sono d’accordo, rispondeva: dove ho sbagliato?
Era un uomo generosissimo, che stava meglio se ti aiutava a realizzare i tuoi sogni piuttosto che i suoi, perché in effetti lui stava già bene e non aveva bisogno più di niente.
Ripeteva fino allo sfinimento: vuol dire che doveva andare così, quando una cosa sembrava volgere al peggio. Aveva ragione, ogni sconfitta alla fine insegnava qualcosa e quasi sempre portava ad un miglioramento di qualcosa di più grande.
Grazie Carlo per quello che fai, per fare in modo che il pensiero pulito e pieno d’amore, che Ma.Bo. ha sempre voluto diffondere, continui con il tuo lavoro e quello di Patrizia, sperando che un giorno entri a far parte dell’educazione di ciascun bambino del nuovo mondo e che diventi normale, per ciascun Abitante Adeguato, sentirsi finalmente bene.

PREFAZIONE

di Antonio Papisca

E perché no, cuore e mente? Oppure mente e cuore? Forse così ci si toglierebbe qualche problema e si eviterebbe di imbarcarsi in altri problemi”. Ancora: “Ma quando il miracolo della coscienza sfiora la storia dell’umana realtà, sconfinati orizzonti d’innumeri meraviglie accomunano momenti e destini di milioni di mondi del pianeta”.
Queste brevi citazioni ci consegnano la cifra di un volume che è come uno scrigno ricco di cose preziose, offerte nella forma di folgoranti intuizioni, aforismi, slanci lirici, affermazioni sapienziali.
Mente, cuore, coscienza: la sostanza del valore sommo della dignità umana, della ‘dignità di tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, eguali e inalienabili’, come recita la Dichiarazione universale dei diritti umani.
Quanto scritto da Carlo Spillare ci accompagna sulla via di un umanesimo integrale che libera, rasserena e pacifica, la stessa via
che lui ha percorso, e continua a percorrere, sull’esempio di chi lo ha aiutato a intraprendere questa via, Marcello Bonazzola.
L’autore parla di bene, libertà e amore come di altrettanti obiettivi che vanno “ricercati, scelti consapevolmente e deliberatamente realizzati attraverso azioni costruttive”. La ricerca della serenità o, se si vuole, della pace interiore di cui parla l’autore, non è dunque fine a se stessa, ma è intesa come effusiva di sé nella comunità di appartenenza.
Carlo Spillare, che esercita la professione forense, intende implicitamente dire che ai classici principi della tradizionale legalità:
neminem laedere, unicuique suum tribuere (non danneggiare alcuno dare a ciascuno il suo), bisogna aggiungere un ulteriore precetto: bonum facere (fare il bene). In virtù di questa integrazione, la civiltà del diritto si incontra con la civiltà dell’amore, per esaltare la centralità della persona umana e il rispetto dei diritti fondamentali che le ineriscono. Possiamo metaforicamente usare al riguardo il Cantico dei Cantici: il Diritto buono e giusto, quello appunto che riconosce e tutela i diritti umani, è come l’amato che scioglie il suo inno d’amore all’amata, la dignità umana.
Carlo Spillare è stato anche campione di pallacanestro – molto bello, tra gli altri, il brano che ricostruisce l’inizio della sua attività sportiva -: sa che si vince se si fa gioco di squadra, trainati dal comune impegno. Nel suo essere esperto di dinamica mentale alternativa egli mette a frutto anche quella attività – pegno di perenne giovinezza: “nel piccolo Dio che è in me/c’è l’anima del ragazzo dai capelli verdi” -, e coinvolge chi ne condivide gli obiettivi come in una partita per la comune conquista di una trascendente identità civica, intesa quale consapevolezza di inclusione, condivisione e servizio nella comunità di appartenenza.
A certe condizioni, però: il rispetto di giuste regole. L’autore lo dice chiaramente, e qui mi verrebbe da citare Ludwig Wittgenstein:
“Quanto può dirsi, si può dir chiaro”. Consapevole di civismo alto, chiarisce Carlo Spillare: “Per non suicidarmi per merito delle scelte di altri, ho deciso di mettere un recinto al mio prato. Può entrare chiunque, purchè rispetti le regole della casa, su tutte, il silenzio. Se non rispetta la regole, viene accompagnato fuori dal prato. Il tutto, naturalmente, vale anche viceversa”. Una bella immagine ecologica, dove si è invitati a muoversi in punta di piedi sia per entrare sia per uscirne.
Carlo Spillare dice di non volere essere né un maestro, né un esempio, pur rispettando chi lo vuole vedere in questi ruoli. Più semplicemente si propone come testimone “di ciò che sei, che vedi, che pensi, che fai e che non fai”. Testimone cioè di un essere umano integrale, fatto di anima e di corpo, di spirito e di materia, che aspira alla propria libertà, innanzitutto per realizzare amicizia e amore, nel pieno rispetto dell’altrui libertà. Testimone del ‘piccolo Dio’ che è in ciascuno di noi e che può fare grandi cose, e del ‘ragazzo dai capelli verdi che non possiede nulla, se non la sua integrità’.
La vena lirica che percorre l’universo creativo espresso dall’autore nelle pagine di questo volume è in perfetta sintonia con la visione umanista che egli ha della vita: il ragazzo dai capelli verdi è metafora della persona umana, il cui potenziale di bellezza e spiritualità trascende spazio e tempo.

Antonio Papisca
Emeritus, University of Padua
Chairholder, UNESCO Chair
Human Rights, Democracy and Peace
c/o University Human Rights Centre

Alcuni passaggi del libro

Invertendo l’ordine dei fattori, il prodotto … cambia.

I piccoli particolari possono fare grandi differenze e se non si sorveglia la mente con attenzione, a volte le sue capriole possono
farci fare dei passi indietro anche quando siamo convinti di camminare in avanti.
Ad esempio, trovo che il significato della frase “se tu stai bene, io sto bene” non è lo stesso di “se io sto bene, tu stai bene”, soprattutto se l’ipotesi di lavoro è inserita nel contesto del tempo che si dedica agli altri. Nel tempo che dedico agli altri, la “cosa” più importante è l’altro, non io, cui ho già dedicato attenzione e considerazione nel tempo dedicato a me stesso.

 

Talenti & bravura

Il talento può essere visto come l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività.
Nella realtà, non ci sono persone che non hanno talenti e non ci sono persone che hanno solo talenti; non solo, ma riconoscere e accettare i propri talenti e i propri “non talenti” potrebbe anche costituire la “scintilla” che ci aiuta a rimanere a galla, prima e a nuotare poi, bene e con continuità, in questo disastrato “mare nostrum” nel quale tutti, indistintamente, siamo “immersi”.
Avere dei talenti non ha niente a che vedere con l’essere bravo; al contrario, riconoscere e utilizzare un proprio talento può semplicemente essere un dovere opportuno da assolvere, per chi intende diventare un abitante adeguato e che, a quel punto, una volta accettato e investito il proprio talento, invece che sentirsi bravo potrebbe sentirsi orgoglioso e umile.

Paura di vivere

“se non lo avessi fatto, adesso non sarei in questi casini”
“se non avessi tutte queste responsabilità, potrei continuare a divertirmi”
“ma perché, quando faccio qualcosa fatto bene, mi si buttano addosso
un sacco di aspettative, da parte degli altri?”

“e perché sono pieno di aspettative nei miei confronti?”
“se mi va male, sarà un disastro”
“se va avanti così, il peggio deve ancora avvenire”
“se …, se…, se …, se …”
….
“e se la smettessi di fare il falegname, Asmodeo del tubero?”

OGNI GIOCO HA LE SUE REGOLE

(senza regole non si gioca)

Il professionista fa semplicemente meglio del dilettante le cose semplici che sono alla base del suo lavoro.
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Per gli amici dinamici che ritengono che la vita sia un dono: Il laboratorio può diventare una forma di paradiso.
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L’auto-immagine dovrebbe essere coltivata nella mente e nel comportamento per almeno 21-30 anni,
per avere qualche possibilità di diventare chi si è.
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I pensieri originali e unici sono tali quando sono collegati con (o riconoscono la) la propria “radice”.
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La negatività c’è e va accettata. L’AMP serve per non affogare e stare a galla.
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Le ricchezze vanno vissute, usate e condivise, non possedute.
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Per risolvere i problemi di matematica occorre conoscere i princìpi della matematica.
Per risolvere i problemi della vita occorre conoscere i princìpi della vita.
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Aiutare gli altri può anche essere metterli in situazioni in cui possano scegliere.

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