“Cosa pensi di te stesso?”

testa con colori

Sapere per capire

“Non dare mai niente per scontato”

Sono certo che nulla di quanto abbiamo discusso qui vi giunge nuovo, ma qualcuno mi dis­se una volta che spesso abbiamo bisogno che le cose ci vengano non solo insegnate ma anche ripetute; e personalmente posso sicuramente affermare di aver bisogno di entrambe le cose, quotidianamente. – Ma.Bo.    

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Sembra che un’allieva del Corso di Counseling Dinamico Relazionale – Esperto in Cibernetica Sociale, sia stata contagiata dal “virus” del pensare con la propria testa.

In un momento come questo, perché non provare a fare in modo che questo “virus” positivo possa espandersi tanto quanto (e magari anche di più) di quelli negativi?

Sempre con la speranza che anche questo “virus” positivo non venga affrettatamente catalogato con “lo conosco già, non è nuovo” e si finisca per perdere l’ennesima occasione di fare un passo in avanti verso la conquista ed il mantenimento della propria adeguatezza e libertà.

Grazie, Daniela.
                                                                     Carlo 

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Buongiorno,

 mi ha molto incuriosito l’intervento di Carlo Spillare sabato mattina.

Il titolo era: La cultura dell’Amore come cultura dell’Essere adeguato.

Premetto, l’argomento era già stato trattato circa un anno fa.

Quando ha iniziato la lezione mi sono posta alcune domande:

come voglio reagire ad un film che avevo già visto?

ma è un film che ho già visto?

ho delle capacità sovrumane da sapere come sarà la lezione?

Subito mi sono posta una riflessione temporale, Com’ero quando ho assistito la prima volta alla lezione? Cosa avevo fatto mio di quella lezione? Cosa non avevo capito? Come ero cambiata da quella lezione? Come mi sentivo adesso? Cosa capivo della lezione del passato? Cosa mi aspettavo dalla lezione attuale?

Sorpresa! Ho deciso di fare un giochino fra me e me, trovare le differenze.

Per prima cosa notai che se oltre un anno fa pensavo – relativamente all’argomento: Le ragioni del cuore, le qualità della mente – in maniera didattica, oggi percepivo maggiormente, per esperienza, la profondità di quella semplice frase.

Questo diverso atteggiamento mi ha portato a seguire la lezione di Carlo ma contemporaneamente ad interrogarmi di quanto avevo modificato e plasmato i miei atteggiamenti della mente e del cuore.

Mi sono resa conto che il cuore è generoso e grandioso ma deve avere un controllo dalla mente, e la mente deve lasciare aperte le porte del cuore.

Queste due indicazioni portano verso il controllo e la gestione della nostra vita quotidiana in maniera equilibrata e verso il Giusto.

Il cuore ci porta a fare del Buono ma questo non è il Giusto, essere Buono può essere anche dannoso per noi e per chi riceve questa forma malata di Amore.

D’altronde se siamo devoti alla mente dobbiamo anche essere consapevoli degli inganni della stessa e del continuo rischio di diventare integralisti.

C’è gente che accetterebbe di credere nell’impossibile pur di non dover far lo sforzo di pensare“, questa frase di Marcello Bonazzola identifica benissimo quanto le nostre convinzioni ci portano a fare una elaborazione iniziale e poi ad adagiarsi sulle convinzioni acquisite senza sforzarci di ragionare e di ascoltare il cuore, ed è per questo che il proverbio Non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare lo potremmo volgere a Non c’è peggiore ignorante di chi non vuole cambiare.

Nella nostra mente – di tutti gli esseri umani – ci sono infinite risorse, ma è altrettanto vero che cerchiamo sempre di respingere i cambiamenti o le nuove visioni. Nella maggior parte dei casi arriviamo ai cambiamenti solo quando siamo costretti.

Non vorrei essere fraintesa e far credere che bisogna pensare positivo e tutto funziona, dico che bisogna accettare che la realtà che abbiamo è un prodotto della nostra mente e del nostro cuore.

Quanto Cuore facciamo entrare nella nostra Mente? Pensiamo alla reazione di fronte ad un evento stressante: un lutto, un abbandono amoroso, un cambio di lavoro obbligato, le delusioni dei figli.

Di per sé non è l’evento che ci stressa ma è la risposta che la mente attribuisce a quell’evento, per cui se lo ritengo stressante è perché sostengo che l’informazione che mi arriva dalla mente è corretta. Se invece di fronte alla risposta che l’evento è stressante incomincio a ragionare con la mente ed il cuore troverò quell’equilibrio di come accogliere quell’evento.

Non sono i fattori esterni a determinare il personale equilibrio, è quanto ascoltiamo incondizionatamente la risposta che ci arriva dalla mente a seguito di uno stimolo o di un cambiamento.

Certo che se non imparo a riconoscere l’arrivo della situazione, di fronte all’evento-stimolo, la mente cercherà l’esperienza prossima, abituandoci a rispondere sempre in quella maniera ed avendo sempre la stessa sensazione nel cuore.

è la risposta allo stimolo, la lucidità nella consapevolezza che determina la mia centratura, sono consapevole o sono un automa?

Capita a tutti di rimane bloccati, la stragrande maggioranza delle volte non ci soffermiamo su cosa facciamo e su come lo facciamo, mancanza di fiducia in noi stessi, fatica a mettersi in gioco, comodità e mancanza di coraggio sono le caramelle con cui ci addolciamo la situazione.

No, non ce la farò, e poi non sono mica così intelligente, dai ho sempre fatto così e poi se cambio cosa penseranno gli altri? Poniti una sola domanda: Cosa pensi di te stesso?

Nessuna domanda che ci poniamo è sciocca, nessun comportamento è stupido, è il nostro giudizio a renderla tale.

Concludo dicendo che non c’è nulla di uguale, nessun secondo della nostra vita è uguale ad un altro, se poi in quel secondo sono coinvolte altre persone a maggior ragione ogni attimo di vita sarà diverso.

Riflettiamo su come si pensa arbitrariamente che il film l’ho già visto, fantastico, abbiamo messo la nostra capacità di riflettere sul presente qui e ora in cantina, ci siamo armati di pretese verso gli altri e non abbiamo pensato prima di parlare.

La vita è fantastica perché ci stupisce, solo se lo vuoi, ogni momento, è il proprio stato d’anima che fa la differenza, che ci fa credere e vedere le cose come le vogliamo vedere.

E come affermava Proust: Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi.

                                                                                                                                                       Daniela Cattelan

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